Nadia Rossi (Pd): “La Regione Emilia-Romagna istituisca il reddito di libertà per le donne vittime di violenza e la aiuti nel percorso verso l’autonomia”

La consigliera dem riminese presenta una risoluzione per impegnare la Regione a creare nuove opportunità per chi subisce violenza di genere

La consigliera regionale Nadia Rossi aveva lanciato la sua proposta nella campagna elettorale che l’ha vista rieletta in Assemblea Legislativa e ora le dà seguito, depositando il primo atto formale che chiede nuovi strumenti per far sì che le donne che subiscono violenza, fisica o psicologica, dopo aver ricevuto protezione dai centri antiviolenza, possano raggiungere quanto prima l’autonomia. La risoluzione è stata sottoscritta da tutti i gruppi di maggioranza. 

“Serve un reddito di libertà per le donne che escono dalle case rifugio o decidono di allontanarsi dal proprio aguzzino ritrovandosi di tutto. L’aspetto economico può infatti incidere pesantemente, in negativo è ovvio, sulla decisione delle donne vittime di violenza di sottrarsi alla relazione violenta. La convinzione di non avere un’alternativa è uno dei deterrenti più forti ai percorsi di emancipazione che proprio per questo vanno sostenuti e rafforzati. – spiega la consigliera Rossi, che aggiunge – Il mondo del lavoro è visto come il contesto in cui le donne che sono uscite da un percorso di violenza possano riscattarsi, costruendo autonomia economica, professionale e una rete sociale che permetta loro di non sentirsi costrette a ritornare insieme a chi è stato violento con loro. Da anni mi impegno su questo fronte e penso che serva mettere a punto qualcosa di più efficace”. 

“Rilancio quindi l’idea di un contributo economico per risolvere la situazione contingente, subordinandolo alla realizzazione di un progetto personalizzato di autonomia e indipendenza personale, sociale ed economica. Quello che definisco come reddito di libertà è una soluzione utile ma parziale, che andrebbe accompagnata alla realizzazione di un progetto personalizzato di autonomia e indipendenza personale, sociale ed economica”. 

“La nostra Regione vada avanti quindi nel confronto con le associazioni per individuare nuovi progetti e iniziative. – esorta Nadia Rossi che nella risoluzione chiede di più – Si valuti anche l’opportunità di prevedere criteri premiali nei confronti delle vittime di violenza di genere per l’accesso a percorsi d’istruzione o formazione professionale, ai servizi all’infanzia e agli alloggi ERP e di consentire la permanenza in questi ultimi quando il titolare del contratto sia il maltrattante allontanato. E il Governo faccia la propria parte per risolvere alcune storture esistenti. Una di queste riguarda i criteri di calcolo dell’Isee: non è davvero tollerabile che quello delle donne vittime di violenza non sia scorporato da quello dei mariti o compagni, con cui risultano ancora formare nucleo anagrafico, anche se non sono più conviventi. Impendendo così alle vittime di vedere riconosciuti diritti e contrIbuti”.  

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