Più autonomia per l’Emilia Romagna.

L’autonomia regionale differenziata è a un punto chiave. Dopo un lungo percorso di confronto, in Regione e con il Governo, a metà mese dovrebbe arrivare la tanto attesa proposta governativa. Poi, dopo un ulteriore passaggio in Regione, il tutto si tradurrà in un disegno di legge che dovrà essere approvato a maggioranza assoluta delle due Camere.

Non si tratta di trasformare l’Emilia-Romagna in una regione “autonoma”, al pari delle cinque tradizionali, o peggio di una secessione mascherata. Il percorso di autonomia differenziata si limita a chiedere l’attuazione dell’articolo 116 della Costituzione (riformato nel 2001 dall’allora centrosinistra) che prevede la possibilità di trasferire alle Regioni la competenza diretta su 23 materie oggi gestite “in condominio” tra Stato e Regioni.

L’Emilia-Romagna, prima Regione italiana a imboccare questo percorso per volontà della Giunta e dell’Assemblea legislativa (estate 2017), ha chiesto la gestione di 15 materie. Le vicine Lombardia e Veneto, promotrici di un referendum in materia, chiedono invece la gestione di tutte e 23 le materie a legislazione concorrente.

Si tratta di un processo condiviso tra istituzioni e parti sociali che garantirà alla Regione una gestione diretta di alcune importanti materie, senza chiedere risorse aggiuntive allo Stato e senza sottrarre fondi ad altri territori. Il tutto, giova ribadirlo, nel pieno rispetto della Costituzione e dell’Unità nazionale.

Sul tema è stato organizzato a Bologna un convegno di approfondimento, organizzato dalla Regione stessa, che ha visto confrontarsi istituzioni e amministratori locali, i rappresentanti dei lavoratori e delle categorie economiche, oltra al mondo accademico. Assente, per ragioni di salute, la ministra per gli Affari regionali, Erika Stefani.

Nel settembre scorso l’Assemblea legislativa ha approvato di fatto il progetto definitivo votando una risoluzione per la maggiore autonomia (senza voti contrari e con l’astensione delle opposizioni), con la richiesta della Regione di poter acquisire la gestione diretta di 15 competenze in aree strategiche come politiche per il lavoro; internazionalizzazione delle imprese, ricerca e innovazione; istruzione; sanità; tutela dell’ambiente e dell’ecosistema; relazioni internazionali e rapporti con la Ue.

A copertura delle competenze richieste, la Regione Emilia-Romagna ha proposto la propria compartecipazione al gettito dei tributi erariali riferibili al suo territorio, da definire in sede di negoziato con il Governo sulla base del costo delle funzioni che chiede le vengano trasferite. Non intende quindi aumentare la spesa pubblica complessiva. Ha puntato a massimizzare le opportunità di investimento sul territorio regionale rispetto a risorse già presenti, senza oneri aggiuntivi sul bilancio regionale e riducendo l’overshooting, ovvero il non utilizzo di risorse destinate agli investimenti stessi.

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