Nadia Rossi (Pd): “Flussi legali e politiche attive di integrazione. Ecco di cosa c’è bisogno dal punto di vista politico, istituzionale e anche umano”

La consigliera dem parla di immigrazione e torna sul caso Pennabilli

Parliamo di immigrazione, visto che sul territorio della Romagna e oltre è argomento all’ordine del giorno e c’è chi fa votare in Consiglio comunale atti che parlano di disapprovazione “all’accoglienza di profughi di qualsiasi nazionalità, razza e religione”. Lo fa soffiando sulla paura del diverso e dell’altro, quando invece chi arriva vivo è bisognoso di aiuto, spesso innocuo, dopo aver attraversato deserti e mari in condizioni disumane solo per avere la possibilità di una vita migliore. C’è da avere paura di chi invece, nel 2023, usa ancora la parola razza, a sfregio della storia e del presente. E non parlando al bar con gli amici, ma scrivendolo in un ordine del giorno al voto del Consiglio Comunale, che di risultato concreto non porta nulla se non quello di alimentare quella paura del diverso e dell’altro che alimenta una conflittuale sociale di cui francamente non abbiamo bisogno. Uno scempio tanto dal punto di vista umano quanto istituzionale, che dovrebbe provocare lo sdegno di tutti, indistintamente. Bene ha fatto il Pd locale e provinciale ad organizzare una manifestazione di pacifico dissenso nei confronti del Sindaco di Pennabilli e della sua amministrazione di destra.

Appare chiaro che il Governo Meloni, formato da una parte politica che ha fatto per anni campagna elettorale senza scrupoli sulla pelle dei migranti contribuendo a creare questo clima di paura e diffidenza, si sta dimostrando incapace di gestire con politiche serie gli arrivi nel nostro Paese, che nell’ultimo anno sono più che triplicati. È vero che ci sono rappresentanti delle istituzioni di destra come il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia che vanno oltre gli schieramenti e sbottano di fronte all’evidente scaricabarile del Governo sui territori e sui Comuni. Ma sono una minoranza. Nel frattempo vediamo gruppi di migranti trattati come se fossero pacchi lasciati distrattamente dal corriere sull’uscio di casa o del Municipio. Sfregiando diritti e tutele per persone che sono fuggite dal proprio Paese per garantire a famiglie e figli una vita dignitosa e libera, lontana dalla guerra e dalle oppressioni. Basterebbe aprire gli occhi ed interrompere la clandestinità, lavorando su flussi legali e politiche di integrazione attiva: c’è bisogno di forza lavoro, ad esempio in Emilia-Romagna, tra i poli industriali, l’agricoltura e la Riviera con il settore turistico-ricettivo. È necessario combattere il lavoro nero ed il rischio di collasso della produttività, e si può fare abbandonando inutili posizioni di principio contro i migranti e costruendo soluzioni di accoglienza e inserimento nelle nostre comunità in modo concreto e trasparente. Giorgia Meloni dovrebbe pretendere un’azione seria a livello europeo per gestire le migrazioni e lavorare internamente per risolvere i problemi che ci sono. Urlare e sbraitare, quando si governa, non serve a niente. E va a scapito di chi lavora sui territori, il nostro compreso, perché accoglienza e integrazione non restino solo parole.

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